25|09|2017_ “ESSERE SEXY E’ TROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIO TRA FORZA E FRAGILITÀ”
Il magazine Antidote dedica un’ editoriale alla collezione Ilaria Nistri FW17-18 e un’intervista alla designer in cui si parla di femminilità, forza e romanticismo.
Qui l’intervista integrale:
LA STILISTA ITALIANA BASATA A FIRENZE PROPONE DA DIECI ANNI UNA MODA SCULTOREA, TALVOLTA SCURA E SEMPRE SEXY CHE CONIUGA PELLE E SETA, FORZA E ROMANTICISMO.
IN UN’ INTERVISTA ESCLUSIVA, ILARIA NISTRI TORNA SULLA SUA RELAZIONE CON FRANCA SOZZANI, PARLA DI MODA NEI TEMPI DEI SOCIAL NETWORK E RIVELA LA SUA VISIONE ICONOCLASTA DELLA FEMMINILITÀ.
IL SUO MARCHIO HA CELEBRATO 10 ANNI DI ESISTENZA L’ANNO SCORSO, CHE BILANCIO NE TRAE ?
Ho iniziato nel campo della moda senza aver fatto studi specifici. Ho studiato Legge. Ma avevo l’esperienza nel tessile e soprattutto un’attrazione innata per i vestiti. Dunque ho cominciato in modo piuttosto naturale.
Questi dieci anni sono stati un susseguirsi ininterrotto di emozioni. Ho conosciuto dei momenti di dubbio, dei momenti di gioia davanti al riconoscimento di stampa e buyers, e molti istanti critici. Sono stati anni intensi. Abbiamo creato questa società con il mio socio che è anche mio marito, poi mia sorella si è unita.
E' un’azienda familiare e ne siamo molto fieri.
IL SUCCESSO E’ STATO RAPIDO?
Ho avuto molta fortuna, poiché molti sguardi si sono rivolti a me quasi immediatamente. Direi anche che l'inizio è stato più' semplice che il seguito. Ho presentato le mie collezioni per la prima volta a Parigi e importanti boutiques si sono subito interessate a me e hanno creduto nel mio progetto. La reazione delle persone è stata entusiasta.
SECONDO LEI, QUAL’E’ IL SEGRETO DEL VOSTRO MARCHIO?
La passione ed il lavoro. Abbiamo cercato di costruire un’azienda solida, con gente fidata che ha saputo aiutarci a costruire questo progetto. Abbiamo una visione globale e seguiamo internamente tutte le fasi, dal tessuto fino alla comunicazione e alle vendite. Abbiamo sempre tentato di restare concentrati e di seguire con rigore l'interezza dei processi.
COME SI E' EVOLUTA L'INDUSTRIA DELLA MODA IN DIECI ANNI SECONDO LEI?
E' cambiata molto. I social networks hanno modificato molto il modo in cui lavoriamo e non soltanto dal punto di vista della comunicazione ma anche delle vendite, con l'avvento delle boutiques on line. Tutto è più difficile oggi, i social networks fanno ormai parte del nostro lavoro quotidiano, investo in questa direzione, ma anche nelle relazioni pubbliche. Cerco di produrre molte immagini per stagione, ci tengo a mostrare come i vestiti possono essere indossati in vari modi. Quello che non è cambiato è l'eterna ricerca di una buona qualità di produzione. Per farlo bisogna circondarsi di persone qualificate per la parte modellistica, le stampe e tutta la produzione.
PENSA CHE QUESTI CAMBIAMENTI SIANO POSITIVI?
Certamente. Poiché ci si rivolge a una pluralità di persone, persone reali, e non più solamente agli addetti al settore. Tutto quello che si fa ha una maggiore esposizione. E ciò è positivo nella misura in cui nuovi stimoli e idee emergono. In più ci rendono curiosi. E, in generale, penso che qualsiasi cambiamento sia positivo, specialmente nella moda.
FRANCA SOZZANI L’HA AIUTATA MOLTO DALL'INIZIO DELLA SUA CARRIERA, COS'HA IMPARATO DA LEI?
Lei è stata molto importante per me. Durante il primo concorso al quale ho partecipato, non sapevo neanche chi fosse. Venivo completamente da un altro mondo. Quando sono stata invitata a presentargli la mia collezione affinché lei giudicasse le mie capacità per prendere parte ad una competizione, ho accettato, poi quando ho finalmente capito chi fosse non potevo crederci. Mi mandava spesso dei messaggi di sostegno che mi hanno aiutata molto nei momenti difficili. Dopo avermi invitata a salire a Milano per la mia prima sfilata, l'ho ringraziata con un messaggio e ricordo molto bene quel che Franca Sozzani mi ha detto " Sono fiera di essere quella che ti ha scoperta". Conservo questo messaggio preziosamente nel mio ufficio e quando il dubbio mi assale ci ripenso e questo mi dà la motivazione per continuare. E' venuta alle mie prime sfilate e questo non è scontato per un designer agli esordi. Questo mi ha aiutato a credere in me stessa e nel cammino che avevo deciso di intraprendere.
SUO PADRE L’HA INCORAGGIATA A LANCIARSI NEL MONDO DELLA MODA ANCHE SE STAVA PERSEGUENDO GLI STUDI IN LEGGE, NON SUCCEDE SEMPRE....
In effetti ho preso la laurea in Legge. Non ho interrotto tutto per la moda. Ma subito dopo, avendo lui un'azienda tessile, mi ha convinta a lanciarmi, quasi inconsciamente. Ho sempre adorato viaggiare ed il fatto di lavorare nella ricerca tessile, la produzione e le vendite mi permetteva di girare il mondo. Mi ha dunque suggerito d'inserirmi in questo settore al quale non ero inizialmente destinata.
COSA L’HA ATTIRATA IN QUESTA INDUSTRIA CREATIVA?
La moda mi ha sempre emozionata. Collezionavo vestiti ed era una vera ossessione a casa mia quando ero giovane. Collezionavo per esempio Kimoni antichi, ho fatto molti viaggi in Giappone per cercarli. Sono anche fan dei vestiti anni ’20. Ma non sono veramente mai stata affascinata dall'industria della moda in sé. Quando ho iniziato a lavorare nel tessile, ho iniziato ad interessarmi alle sfilate e ho di nuovo sentito delle forti emozioni. Associo molti momenti importanti della mia vita agli abiti che indossavo. La moda ha sempre fatto parte integrante di chi sono.
HA UN'ICONA DI MODA?
La mia icona è il mondo della natura, poiché per me è una risorsa inesauribile d'ispirazione, per i colori, le forme, le energie.
Sono anche appassionata di architettura e questo si riflette nelle mie creazioni. Amo molto l'architettura brutalista, l’utilizzo di elementi in contrasto come il cemento ed il ferro con il vetro e gli specchi.
Anche l'arte, certo. Ho collaborato con artisti come Andreas Nicolas Fischer e il fotografo David Maisel. Inoltre i miei genitori sono anche dei grandi collezionisti d'arte, di arte italiana antica del XV e XVI secolo. L'arte ha sempre fatto parte della mia educazione.
L'ITALIA HA AVUTO UN'INFLUENZA SULLA SUA ESTETICA?
Uno dei membri della giuria del primo concorso che ho fatto mi aveva detto che non ero molto italiana. Questo mi era sembrato talmente strano… Penso che l'intensità dei colori che utilizzo vengano dall'arte italiana. Anche la ricerca di coerenza nella collezione è per me tipica della moda italiana, come la ricerca di un equilibrio tra differenti elementi.
QUESTA RICERCA DI EQUILIBRIO DEFINISCE PER LEI ANCHE LA FEMMINILITÀ?
Assolutamente. Per me la femminilità è il delicato equilibrio tra forza e struttura da una parte, e fragilità e gentilezza dall'altra.
E' qualcosa d'innato in una donna. Per me essere sexy è trovare la giusta misura tra forza e fragilità. Da qui il fatto di mixare capi androgeni con cose più femminili che crea una vera armonia e dona un effetto sexy all’insieme. Non penso che "sexy" vada necessariamente di pari passo con lo scoprire o meno una parte del corpo: la sensualità ha piuttosto a che fare con il modo di muoversi, d'interagire con le persone, d'essere consapevoli di chi si è in quanto donna. E' per questo motivo che nelle mie collezioni il corpo non è mai costretto, ma avvolto da silhouettes fluide dalla sensualità sottile.
HA GIA' PENSATO DI LANCIARSI IN UNA COLLEZIONE MASCHILE?
Mi piacerebbe. Lanciare una linea uomo quando si è un marchio di prêt-à-porter femminile si fa sempre più' spesso. E questo avrebbe un senso per me che spesso esploro questa frontiera tra maschile e femminile.
Ho tra l'altro dei clienti uomini che comprano i miei vestiti (destinati alle donne)…. Alcuni capi possono totalmente andare bene per gli uomini e sono felice che sia così, poiché il mio fine prima di tutto è di creare vestiti perché siano indossati, non solo perché si guardino.
CHI AMEREBBE MAGGIORMENTE VEDER INDOSSARE I SUOI MODELLI?
Penso a un genere di donna, da un punto di vista estetico. Per esempio, mi piacerebbe vedere una Mica Arganaraz, che incarna perfettamente questo contrasto maschile-femminile. Può' essere allo stesso tempo molto seducente e molto androgina. Mi sarebbe anche piaciuto vestire Peggy Guggenheim, qualcuno particolarmente a suo agio in una vita molto movimentata.
QUALE POSTO OCCUPA LA MUSICA NELLA SUA MODA?
Devo dire che sono molto attratta dalla musica, la amo, la ascolto, la ballo…. ma sono lontana dall’essere un'esperta di musica. Mi lascio piuttosto trasportare dalle emozioni che scatena in me. Per questo non fa parte del mio processo creativo.Una volta che la collezione è terminata, amo associargli un genere musicale. Ma questo viene dopo.
C'E' QUALCOSA DI PUNK IN QUESTA COLLEZIONE, GIUSTO?
Sì, certo. Non sono sicura tuttavia che questo sia stato cosciente all'inizio del processo creativo. In ogni caso, adoro la pelle, i chiodi, e sono affascinata dal punk in generale. Credo sia qualcosa che accade in maniera inconsapevole, via via creando la collezione senza rendermene conto. Ci sono anche influenze giapponesi che si uniscono, che ne fa una collezione molto personale.
CERCA DI FAR PASSARE QUALCHE MESSAGGIO ATTRAVERSO LE SUE COLLEZIONI?
Non so veramente se ci sia un unico messaggio. Cerco di fare dei vestiti con quali io possa identificarmi, che io abbia voglia d'indossare. Se c'è un messaggio nascosto è semplicemente quello di imparare a conoscersi e di mostrare chi si è attraverso ciò che si indossa.
Crediti:
Intervista
Testo: Edouard Risselet
Editoriale
Foto : Julien Bernard
Direzione artistica: Yann Weber
Modella : Anya L @Elite
Coordinatrice moda e produzione: Jessica de Jong
Make-up: Gregoris Pyrpylis @Calliste Agency
Hair : Olivier Schawalder @Calliste Agency